martedì 13 marzo 2012

5. Un pezzo per volta

L'aereo non si era schiantato ed io ero finalmente giunta a casa: la mia vita era perfetta. Quella dei miei vicini di volo forse un poco meno, ma non era affar mio.

Al ritiro bagagli mi misi buona buona in un angolino ad aspettare, con un sorriso ebete stampato in faccia e la mente impegnata a vagare tra sogni inarrivabili e piccoli progetti concreti di erasmica quotidianità. Dopo venti minuti, risvegliatami dalla mia trance di beatitudine, mi accorsi che tutti gli altri passeggeri avevano ritirato le loro borse e se ne stavano andando. Tutti tranne me.
Io rimanevo da sola nel mio angolino con il nastro trasportatore che continuava a girare. Vuoto.

Avevo stipato tutta la mia vita in una valigia grande quanto un baule e uno zaino da alpinismo degno di un'arrampicata sul K2, e ora mi rimanevano solo una vezzosa borsetta ed un capiente beauty case. Sarei forse dovuta sopravvivere sei mesi in Germania solo con un'agenda ed una confezione maxi di latte detergente? E chi ero, MacGyver?
Volevo morire.

Superata la tentazione di sdraiarmi a terra in posizione fetale e piangere, feci appello al mio buon senso e mi recai all’ufficio della Lufthansa.
Ad attendermi allo sportello trovai un impiegato giovane, teutonico e decisamente belloccio.
“Lufthansa lost my luggage!”(*), gli dissi ad occhi sbarrati e boccuccia tremolante.
Il bel impiegato mi dedicò un sorriso indulgente e cercò di rassicurarmi: la sua ditta non aveva perso i miei bagagli. La sua ditta non perdeva i bagagli. La sua ditta, tutt'al più, ne smarriva momentaneamente la collocazione spazio temporale. Ma sarebbe bastato che gli dessi tutti i dati e lui avrebbe immediatamente localizzato le mie valigie, meglio di un segugio.
Io, nuovamente fiduciosa, gli allungai il mio biglietto e attesi.

Il belloccio, sicuro e sorridente, iniziò a cercare sul proprio terminale. Ma più cercava e più il sorriso gli si faceva meno brillante, lo sguardo meno fascinoso, l'atteggiamento meno testosteronicamente seduttivo. Dopo due minuti sollevò gli occhi, atteggiò il viso ad una smorfia tra il contrito e lo stupito, ed affermò sconsolato: “Lufthansa lost your luggage”.
Ecco. Appunto.
Io calcolai rapidamente quanto mi sarebbe costato riacquistare tutto il necessario. Dalle mutande alle scarpe. Dai maglioni ai pigiamoni felpati. La borsa di studio mi faceva già "ciao ciao" con la manina ed io prevedevo 6 aridi mesi a pasteggiare con pane e cipolla.

L'impiegato, leggendo sul mio volto la disperazione, cercò di rassicurarmi, mi diede il numero verde da chiamare per avere notizie circa le mie borse, e mi congedò con un sorriso molto più forzato di quello con cui mi aveva accolta.

Lasciai l'ufficio della Lufthansa strascinando i piedi e mi diressi verso i bagni, poiché l'unica parte di me rimasta indifferente a tanto dramma sembrava essere la mia esuberante vescica.
Quando uscii per lavarmi le mani, trovai davanti allo specchio una valchiria in tailleur. Ella vide il mio viso sconsolato e solerte mi chiese quale fosse il problema. Io, sorpresa da tanta disponibilità, le feci un resoconto dettagliato della tragedia che mi aveva appena colpita, con particolare riferimento alla storia dell'agenda, il bottiglione di latte detergente, e un futuro a pane e cipolla.
La sconosciuta mi ascoltò, mi consolò, si profuse in incoraggiamenti e pacche sulle spalle, tutto ciò guardando con occhi avidi il mio capiente beauty case. Alla fine, satura delle mie lagne, si decise a fare quello per cui aveva finto tanta disinteressata partecipazione.
"Can I borrow your lipstick?"(**), mi chiese sorridente.
Io, non volendo fare la figura della solita italiana provinciale, annuii e rimasi ad osservare mentre quella sfacciata si spalmava chilate del mio "Rosso passione crucca" sulle sue sconosciute teutoniche labbra.
Finito il restauro, dopo uno schiocco soddisfatto davanti allo specchio, mi augurò buona fortuna, mi salutò, e scomparve oltre la porta lasciandomi con una vescica vuota ed un rossetto mezzo usato.

Non so cosa avreste fatto voi al mio posto, io feci l'unica cosa che mi parve sensata: raccolsi i miei pochi averi, buttai il rossetto nell'immondizia e mi diressi di corsa verso l'uscita dell'aeroporto.
Ero là da solo un'ora e già avevo dovuto rinunciare, volontariamente o meno, a due valigie ed un fondamentale accessorio di make up. Preferii affrettarmi, prima che una banda di hostess pazze cercasse di privarmi anche di un rene o due.

Continua...
Per i non anglofoni:
(*)"Lufthansa ha perso il mio bagaglio"
(**) "Che me lo presti un rossetto?"

11 commenti:

  1. Io avrei pianto!!!!!!!!!!!!!!!!!! Come una bambina!!!! Il mio mondo perso!!!!! Avrei ucciso il belloccio teutonico ed evito di dire cosa avrei fatto alla bella figheira...

    Jane sei un mito, solo una vera donna avrebbe affrontato tutto questo con la tua classe!!!!!!!!
    Io adovo i tuoi racconti su Berlino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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    1. Grazie tesoro.
      Ma sono sicura che anche tu saresti riuscita a mantenere la calma: noi vere donne di classe diamo il meglio proprio nei momenti di crisi ;)

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  2. Guarda, di questi tempi la confezione maxi di latte detergente te la scorderesti e non avresti manco quella.
    Ma poi l'hanno ritrovata? No perché se no conosco la prima hostess donna ad aver lavorato per Lufthansa, magari ha ancora qualche contatto...
    Muahahahah!

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    1. Sì, infatti, quello era ancora un periodo in cui c'era una certa libertà con i bagagli a mano.
      Per il seguito...torna domani :P

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  3. Uh ma pensa che io ora potrei anticipare il seguito avendo già letto la prima versione... vado di spoiler? :-P
    No ok sto zitta e cheta.
    Ok sto cheta... io zitta potrebbe far nevicare di nuovo a Roma. Ora.
    Altro che una volta ogni 25/30 anni!

    ^_^

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  4. Ti assicuro che a quelli che oggi hanno scritto di spoiler a manetta io non avevo detto niente, il mio commento di ieri è stata una semplice coincidenza! (Hai presente vero di cosa parlo? Non serve che specifico, vero?)
    Sto iniziando a preoccuparmi delle mie coincidenze.

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    1. Veramente non ho mica presente.
      Che mi sono persa? Dove? Come? Quando?
      A mia discolpa posso solo dire che ieri sono stata pochissimo in rete :(

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    2. Non ti sei persa niente di che. Giusto su twitter avevo segnalato due siti di telefilm che avevano come argomento del giorno i danni degli spoiler. ;-) Esattamente il giorno dopo che ne ho minacciato uno!
      Coincidenze.

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  5. Scusa Pancrazia, ma leggendo i tuoi post qua e là, mi pare di capire che tu abbia incontrato parecchi bellocci durante questa tua avventura berlinese. Ma spiegami una cosa: a Berlino c'è forse una particolare concentrazione di bellocci? O sei tu che li attrai come una calamita? O hai la soglia delle definizione di "belloccio" particolarmente bassa e così basta che uno sia appena sopra il cut-off dello scorfano, che a te pare un dio greco? Svelaci il mistero!

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    1. In effetti il tuo commento non fa una piega.
      Credo che la quantità abnorme di bellocci, che poi dal mio punto di vista significa soltatnto carini, dipenda dal passare del tempo. E' risaputo che si ricordano di più le cose belle rispetto a quelle brutte. Ed io ricordo di più i bellocci rispetto ai bruttoni.
      Ho una memoria esteticamente molto selettiva :D

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