mercoledì 14 marzo 2012

6. Wilkommen in Berlin!

Berlino mi accolse con una giornata splendida ed io, priva di bagagli, mi ci tuffai dentro leggera come una piuma. Prima presi l’autobus, con i biglietti a bordo come sulle corriere, e poi la metropolitana, con la tappezzeria fricchettona anni ‘70.

Arrivai alla fermata dell’ostello dove avrei soggiornato per i primi giorni e, ovviamente, sbagliai uscita.
Mi trovai così in un largo incrocio, praticamente deserto, senza punti di riferimento.
Smarrita e stanca, presi a fissare intensamente il foglietto dove avevo scritto l’indirizzo aspettando che, per magia, si materializzasse qualche aiuto. E così fu.
Un vecchietto piccolo piccolo si avvicinò, bofonchiò qualcosa, mi strappò il biglietto dalle mani e cominciò a camminare. E io dietro a lui.
Dopo 200 metri eravamo all’incrocio giusto, lui mi ridiede il foglietto e senza dire una parola se ne andò.
Potrei anche sbagliarmi, sarà stata colpa del sole di un settembre tedesco sorprendentemente caldo, o forse sarà dipeso da tutte le emozioni che avevo vissuto fino a quel momento, ma giurerei di aver visto spuntare dal fondo della giacchetta dell’uomo due grandi ali bianche.

Dopo questo magico incontro mi era tornato il buon umore ed entrai nell’ostello nuovamente carica, pronta a prendere possesso del posto che, scrupolosamente, avevo prenotato via fax qualche giorno prima.

“We lost your fax.”

Non ci potevo credere. Abbandonata ogni parvenza di civiltà, aggredii verbalmente il portiere dietro il bancone: la precisa compagnia aerea, della precisa Germania si era persa i miei bagagli e lui aveva smarrito la mia solerte prenotazione. Il suo paese era un bluff: per secoli ci avevano fatto credere di marciare spediti e ordinati come soldatini ma la loro era solo una facciata. Disorganizzati, pasticcioni, ed anche usurpatori di rossetti altrui. Così mi si rivelarono improvvisamente i tedeschi. Brutta gente. Brutta brutta gente.

La vittima della mia piazzata non si risentì affatto. E perché avrebbe dovuto? Era turco.
Dopo aver atteso pazientemente che io concludessi la mia scenata isterica, mi dedicò lo stesso sorriso indulgente del ragazzo della Lufthansa e mi offrì di occupare una stanza tutta per me, per risarcirmi dei disagi che avevo vissuto fino a quel momento.
Lì per lì pensai che fosse molto gentile, col senno di poi credo che mi abbia messo da sola per il legittimo sospetto che fossi una psicopatica violenta e pericolosa, pronta a sterminare tutti gli altri ospiti.

Arrivata nella mia camera mi abbandonai sul letto, dove persi i sensi per quasi due ore. Al risveglio, rinfrancata nel corpo e nello spirito, chiamai il numero verde ed una signorina gentile m’informò: “I suoi bagagli sono atterrati dieci minuti fa. Glieli stanno recapitando in questo momento. Wilkommen in Berlin!”

Continua...

6 commenti:

  1. Ahahahaahahahaha!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Io moro!!!!

    RispondiElimina
  2. Beh ma perfetto no? Non ti sei neanche dovuta trascinare dietro la valigia! Consegna a domicilio! ;o)

    RispondiElimina
  3. Quello di perdere i bagagli è il mio terrore supremo ogni volta che vado da qualche parte. Soprattutto al ritorno in Italia, dove dubito ti comunichino che a) sono stati ritrovati e b) ti verrano recapitati a casa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per dovere di cronaca devo dirti che i bagagli li recapitano a casa anche in Italia. Ebbe sì, li ho persi anche su suolo natio. Sono un'esperta, ho delle valigie portate all'anarchia O_o

      Elimina

Pancrazia in Berlin - Il Ritorno

Poche righe per avvertire i lettori distratti e i passanti ignari che dall'altra parte, su Radio Cole , sto raccontando il mio ultimo vi...