giovedì 12 luglio 2012

35. Pancrazia on ice

Tornai a Berlino la sera del 2 gennaio con uno zaino pieno di delizie nostrane, e l'animo colmo di voglia di ributtarmi nella mischia.

Atterrata a Tegel trovai una città coperta da metri di neve e da uno spesso strato di ghiaccio.
Su strade e marciapiedi si poteva assistere ad evoluzioni di pedoni ed automobili degne di una finale dei mondiali di pattinaggio.
Mantenere il controllo dell'andatura era fisicamente impossibile e così era tutto un fiorire d'involontari axel, tolup, trottole, tripli tolup, quadrupli axel. Tutto un volare di femori, tibie, paraurti e pneumatici che seguivano ardite parabole e spettacolari coreografie.

Noi italiani abbiamo la convinzione che il cattivo tempo faccia disastri solo dalle nostre parti, mentre dalla Svizzera in su l'organizzazione sia sempre ineccepibile, e la vita del tipico cittadino nordico non subisca mai ritardi o contrattempi.
Ebbene, vi devo svelare un segreto: le cose non stanno proprio così.

In effetti, vi sono degli eventi che si verificano solo da noi: tipo intere città bloccate da 20 cm di neve o mezza montagna che viene giù per due ore di pioggia. Queste purtroppo sono nostre peculiari caratteristiche, figlie di amministrazioni vergognose ma anche di cittadini incoscienti.

Ma due metri di neve venuti giù in poche ore possono mettere in difficoltà anche l'attrezzata Germania. Perché, per quanto si sia organizzati, la neve prima di toglierla bisogna comunque aspettare che si depositi, non si possono mica mandare i messi comunali a prenderla al volo fiocco per fiocco. Ed il ghiaccio, per quanto uno vada giù di sale, se c'è da formarsi si forma comunque. La differenza non sta dunque solo in istituzioni più organizzate, ma anche in cittadini mediamente più consapevoli e responsabili che si lamentano di meno e si attrezzano di più.

Quella sera il marciapiede brillava di una sinistra e ghiacciata luce, ed io avrei dovuto attraversarlo per salire sull'autobus. La superficie era talmente scivolosa che, con lo zaino in spalla, avrei immediatamente fatto la fine della tartaruga capottata sul guscio.
I minuti passavano, l'autista del bus mi guardava annoiato, ed io cercavo disperatamente di trovare una soluzione.
Alla fine mi ricordai di essere lontanissima dalla casa madre, principio base su cui si fonda il sempre valido concetto "Qua non mi conosce nessuno, che me frega!"
Quindi mi sfilai lo zaino dalle spalle, lo buttai a terra di fronte a me e, mettendomici cavalcioni, ne feci un uso a metà tra lo slittino di Heidi e il deambulatore di una vecchietta. Spinta dopo spinta, grugnito dopo grugnito, raggiunsi l'agognata meta e mi issai a bordo del mezzo con sfacciata disinvoltura.

L'autista, dopo aver raccolto la mascella che nel frattempo era caduta ad altezza ginocchia, cercò di dipingersi sul volto un'espressione di tipica indifferenza crucca. In realtà la cosa non gli riuscì molto bene, ed io da quella sera sono pienamente consapevole di appartenere all'aneddotica di una qualche sconosciuta famiglia berlinese.
"Andate a dormire pampini."
"No, papà, prima raccontaci storia d'italiana pazza ke cavalca zaino!"
"Ancora??? Ma avete cià sentito mille volte!"

Ero tornata a Berlino.
Finalmente.

Continua...

11 commenti:

  1. Prima di scrivere certe cose avvisa... con un avviso del tipo: si raccomanda vivamente di non leggere questo post in ufficio, oppure se ne sconsigla la lettura se in presenza di estranei e via cosi.
    Mi son dovuta nascondere sotto la scrivania talmente mi veniva da ridere!!!!
    La tua sorellaCole

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  2. E come dare torto al povero autista?! io son qua che mi figuro la scena e rido.
    Grazie per la condivisione delle tue esperienze, per la tua vivacissima autoironia e per le risate che sai provocare: sono davvero un dono prezioso.
    Alla prossima puntata! Ciao
    Nicoletta

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  3. Ho letto questo post ieri sera, ma riesco a commentare solo adesso. Prima, ho dovuto smettere di ridere. Soprattutto all'immagine della famiglia berlinese che, nelle fredde notti d'inverno, scaldandosi intorno al camino, racconta storia di qvella italiana con tzaino! Ahahahahahha!

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    1. In quella famiglia i bambini hanno tre miti: babbo natale, la fatina dei denti e "italiana con tzaino" :D

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  4. Oggi finiresti in un baleno su youtube!
    Però...ora che ci penso, non eri nei pressi di qualche banca od ufficio postale? Del tipo che hanno usato il filmato della sorveglianza, i custodi hanno riso troppo nel vederlo, per qualche candid camera tedesca e tu manco lo sai.

    ;-)

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    1. No, purtroppo, credo che quell'epico momento sia rimasto un affare privato tra me e l'autista

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  5. Hai proprio ragione, le nostre città quando ci sono 20 cm di neve si paralizzano. Non posso pensare all'inverno appena trascorso: neve, pioggia, freddo, gelo e le città completamente impreparate a tutte le evenienze... come faremo l'anno prossimo a riuscire a trovarci sprovveduti ancora? Siamo artisti.

    Da deambulatore per vecchietta a grugnito dopo grugnito.. non avrei saputo insultarti meglio. Lectio Magistralis. Grazie.

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Pancrazia in Berlin - Il Ritorno

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