lunedì 17 settembre 2012

45. Feste, formaggio, autosabotaggio, Pacifico. Tanta roba.

Tra un'esperienza mistico-culturale e l'altra anch'io, ovviamente, mi dedicai ai banalissimi ma esaltanti Erasmus-party.
Con il passare dei mesi, ormai, quelli istituzionali organizzati dalla stessa Università non se li filava più nessuno, mentre presero sempre più piede quelli organizzati da chi, come me, aveva abbandonato lo studentato in favore di un appartamento condiviso, una Wohngemeinschaft (WG).

Una delle feste meglio riuscite fu la tardiva inaugurazione della casa de La Mari e dei suoi fratellini spagnoli. L'appartamento de La Frigerina ed i 3 hermanos.
Per una sera, i pochi metri quadrati a disposizione furono riempiti all'inverosimile da una variegata umanità formata da spagnoli, italiani, tedeschi, polacchi, francesi, e chi più ne ha più ne metta. Il tutto fu innaffiato da abbondante, ma mai sufficiente, birra. E nutrito con minuscole scaglie di formaggio Parmesan, rigorosamente tarocco e rigorosamente teutonico. Non chiedetemi il motivo di una tale scelta di rinfresco: non saprei rispondere. Ma sospetto che gli sprovveduti organizzatori non si fossero minimamente preoccupati di fornire qualcosa da sgranocchiare e che quindi, presi alla sprovvista dalle richieste degli ingordi ospiti, si siano infine limitati a ridurre in scaglie piccolissime l'ultimo fondo di formaggio nascosto nel loro triste e vuoto frigo.

Il mio ingresso trionfale al party mi vide faccia a faccia con il bel Felix.
"Ma che sorpresa Pancrazia, ci sei anche tu?"
(Sorpresona! In effetti, il fatto che ci fossero tutte le mie amiche, razza di rimbambito teutonico, non lasciava presagire minimamente il mio arrivo. Vero?)
"Ma che sorpresa Felix, ci sei anche tu?"
("Sorpresona! Del resto La Mari non mi aveva mica telefonato con largo anticipo per avvertirmi della presenza del belloccio del mio cuore e quindi di prepararmi psicologicamente oltre che fisicamente:
"Mi raccomando mettiti in tiro!"
"Oh cielo! Che mi metto? Che mi metto?? Che mi metto???")
Insomma con Felix, come sempre, me la cantavo e me la suonavo da sola. La sua presenza nel nostro immaginario rapporto aveva la stessa importanza di un cartonato. Un bel cartonato, però.

Riguardo al mettersi più o meno in tiro, devo confessarvi un mio problema, un mio limite, un mio comportamento ossessivo. Uno dei tanti.
Quando sto per incontrare un uomo di mio interesse faccio fatica ad acchittarmi.
Mentre sono là che guardo dentro l'armadio, una vocetta nella mia capoccia riccia inizia a darmi il tormento: "Non vorrai mica farti bella per quello? Gli devi piacere così come sei!", "Non vorrai mica perdere tempo a snaturarti per quello là? O gli va bene tutto il pacco, limiti e difetti compresi, o non vale neanche la pena di andare a prenderci un caffè assieme", "Non vorrai mica..."
E tale voce, acuta e fastidiosa come solo la mia stessa voce riesce ad essere, finisce molto spesso col convincermi.
Non che io esca in pigiama, con gli occhietti ancora cisposi e la fiatella mattutina. Non che rifiuti shampoo, doccia e deodorante per una settimana in modo da rendermi il più naturale e disgustosa possibile. Non che indossi per l'occasione solo vestiti con patacche di sugo ed un morbido tappetino di forfora.
Semplicemente scelgo volutamente e provocatoriamente di mantenere un basso profilo. Voglio lanciare un messaggio subliminale del tipo: "Abbbello, non t'aspettavi mica che perdevo tempo a preparamme pe' te? Ma figurati! C'ho altro da fare. C'ho."

Sì, insomma, diciamocela tutta, metto in atto un vero e proprio piano di autosabotaggio.
Ho dei problemi. Lo so.

Per la festa de La Mari, ad esempio, bandii il vestitino a fiori tanto femminile o il toppino sexy e mi rifugiai nei classici jeans con abbinata anonima maglietta.
"Felix è una battaglia persa", mi dicevo, "e la soddisfazione di darmi da fare per lui non gliela do. E che cavolo!"
Che vi avevo detto? Autosabotaggio.
E delirio.
Ma se fossi normale ed equilibrata non mi vorreste altrettanto bene, no?

Comunque, com'era ampiamente prevedibile, la conversazione tra me e Felix languì molto rapidamente. Dopo pochi minuti, lui tornò a rifugiarsi dai suoi amichetti piangendo la mancanza della Valchirica Ex, ed io invece cercai conforto tra birra e formaggio.
Un sorso di qua ed un morso di là, ben presto divenni l'oggetto delle moleste attenzioni di un australiano (un altro!) in viaggio per l'Europa.
Alla fine, per togliermelo di torno, fui costretta a buggerarlo, inventandomi di sana pianta un viaggio programmato nella terra dei canguri. Viaggio durante il quale sarei sicuramente passata a fargli un salutino.
"Ma sì, certo, dammi il numero di telefono" "L'indirizzo? Come no!" "Quanto ho intenzione di fermarmi? Almeno due mesi! Uno l'Australia o la visita per bene o non la visita proprio!" "Ci si vede presto, eh?"
 
Australiani e giapponesi. Che dire? Andavo fortissimo nel Pacifico.

O forse non solo?
Forse il grande incontro che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mio Erasmus doveva ancora avvenire. E forse non avrebbe riguardato un rappresentante dell'emisfero australe.
Forse.

Continua...

4 commenti:

  1. Pancrazia sei troppo ganza e anche un po' bastard inside. Dopo avermi fatto venire l'acquolina in bocca per sapere chi è stato quest'incontro crucco mi lasci li con un forse e un continua...cattiva!!

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  2. Secondo me non è autosabotaggio, è fuorigioco passivo.

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