Mosse dall'entusiasmo per la festa de La Mari, anche Eli, Sissi ed io decidemmo di organizzarne una.
Ma dove? La scelta ricadde immediatamente sul mio appartamento. L'unico abbastanza in centro da essere facilmente raggiungibile da tutti. L'unico abbastanza grande da poter contenere un numero adeguato di invitati. L'unico dove non fossero presenti coinquilini noiosi o psicotici, ma solo la mia simpatica, festaiola e mentalmente stabile Marije.
Non ne sono sicura, ma sospetto fortemente che l'idea della festa partì da Sissi, romagnola e PR nell'animo. Io, in realtà, all'inizio non fui particolarmente entusiasta. Certe attività non sono adatte a me ed al mio sistemo nervoso. L'ansia da prestazione mi divora, e la preoccupazione che tutti si divertano e stiano bene riduce notevolmente il mio diletto personale.
Ma Eli e Sissi sciolsero le mie riserve con un convincente: "Non sarà la tua festa. Sarà la nostra festa. Tu dovrai solo metterci la casa. Sta serena e goditela!"
"Va bene, ma se io ci metto l'appartamento, voi che ci mettete?"
"Entusiasmo e abilità organizzativa", rispose prontamente Sissi.
"Guacamole!", rilanciò Elisa.
Gli inviti, rigorosamente a voce, vennero distribuiti a pioggia mantenendo un basso profilo: "Noi sabato prossimo facciamo un party", dicevamo, "una roba tranquilla tra amici, una cosa piccola. Ti va di venire? Ma non ti aspettare niente di che. Al massimo beviamo qualcosa a casa e poi andiamo tutti assieme in giro per locali"
Evidentemente io non ero l'unica ad essere divorata dalla paura che il tutto si rivelasse un patetico fallimento. La mia ansia aveva contagiato anche le mie salde compagne d'avventura.
Quarantotto ore prima del party tricefalo andammo a rilassarci un poco al Quasimodo (leggasi Kvasimodo). Un noto locale berlinese perfetto per una birretta ed un poco di musica jazz dal vivo.
Mentre sorseggiavo una rossa e, afflitta da un fastidioso mal di testa, meditavo di tornarmene a casa presto, Martino ci gettò addosso due ragazzi urlando "Tenete donne!".
Martino era un cupo filosofando veneto dai rari ed improvvisi sprazzi di vivacità. I due ragazzi erano: un rumeno bassetto che parlava perfettamente italiano, ed un perticone tedesco che guardava e taceva. Taceva e guardava. Guardava parecchio e taceva altrettanto.
Dopo cinque minuti anche loro, al motto di "più siamo meglio è", vennero invitati all'imminente festa.
All'uscita del locale, Elisa commentò: "Molto carino il tedesco"
Ed io risposi: "Sarà pure carino ma avrà detto due parole in tutto, a me sembra un tipo così strano"
Continua...
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Com'era quella dotta citazione?
RispondiEliminaNon avrai mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione.
O una roba del genere... si attende il seguito.
Pestifera, che è sto vizio delle cose a puntate eh?
Non sono pestifera...sono proprio carogna ;)
EliminaNon puoi fare così, Jane. Non puoi! Non si iniziano le cose per finirle sul più bello.
RispondiEliminaNo.
Punto.
La continuazione arriverà presto.
EliminaAnzi prestissimo.
Punto.
E fu così che il perticone e la Jane si misero insieme. Vero? ;-)
RispondiEliminaUn Erasmus non è un vero Erasmus senza un grande ammmore :P
EliminaEcco, ora sto sofriggendo lentamente in attesa del seguito...
RispondiEliminaAllora non verrai ben cotto :P
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